A tavola probiotici e vitamina D si stanno dimostrando utili in chiave preventiva.
I farmaci sono sempre meglio tollerati e l’immunoterapia conferma la sua efficacia

di Margherita Fronte

Seconde per diffusione solo a ipertensione e problemi articolari, le malattie allergiche sono in costante aumento in tutto il mondo da almeno una ventina d’anni. In Italia, fra il 1991 e il 2010, gli adulti che soffrono di raffreddori allergici sono passati dal 17 al 25 % e quelli con l’asma dal 4,1 al 6,6 %. I giovanissimi non se la cavano meglio: «Al tasso di crescita attuale, nel 2020 la rinite colpirà la metà dei bambini e degli adolescenti» dice Walter Canonica, presidente della Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica. Per le casse dello Stato si prospetta un impegno gravoso, perché curare un singolo paziente costa circa 2 mila euro all’anno. Per questo, sempre di più l’attenzione dei medici si concentra sulla prevenzione, oltre che sulle terapie. E un numero crescente di studi sta scoprendo strategie e stili di vita capaci di ridurre l’incidenza di starnuti, orticaria, occhi rossi e fiato corto. L’ultimo in ordine di tempo è stato presentato a Roma di recente: tirando le somme delle ricerche disponibili, un gruppo di 25 esperti di tutto il mondo ha concluso che il consumo di alimenti contenenti microrganismi probiotici — come lattobacilli e bifidobatteri — riduce del 5% le probabilità di ammalarsi nei bambini ad alto rischio, che hanno cioè già un genitore o un fratello allergico. E l’effetto protettivo arriva anche al 10-15 % se latti fermentati e yogurt sono assunti dalle donne in gravidanza o che allattano...