pomoTratto da http://www.corriere.it/

Trattandosi di una pratica necessaria più e più volte al giorno, tutti i giorni, le «istruzioni per l’uso» non sono secondarie, soprattutto all’inizio, anche perché gli errori possono compromettere la terapia. Sui Mayo Clinic Proceedings sono state pubblicate le nuove raccomandazioni per una corretta terapia insulinica. Necessarie perché sbagli e imprecisioni sono all’ordine del giorno: il 65% usa soluzioni di insulina «lattiginose», la metà dei pazienti riutilizza gli aghi per comodità o per ridurre i costi.

 

SCEGLIERE L'AGO GIUSTO
L’insulina va iniettata nel tessuto sottocutaneo, non nel muscolo e neppure nel derma; per questo gli esperti raccomandano l’uso di penne con un ago da 4 mm di lunghezza, da inserire perpendicolarmente rispetto alla pelle. Se per qualsiasi motivo si devono usare aghi più lunghi o le siringhe, è bene sollevare la cute in una plica e poi iniettare, per evitare di andare oltre il tessuto sottocutaneo.
 
 
SCEGLIERE I PUNTI PIÙ ADATTI PER L'INIEZIONE
- Addome, gambe (il terzo superiore delle cosce, davanti e di lato),
- glutei (nella parte alta e laterale)
- braccia (il terzo mediano, sulla parte posteriore) sono le zone migliori per inserire l’ago.
 
LA ROTAZIONE È FONDAMENTALE
Cambiare a rotazione i siti di iniezione è indispensabile perché altrimenti il tessuto reagisce con un'atrofia locale, la cosiddetta lipodistrofia: si forma una sorta di piastra di tessuto connettivo fibroso in cui ci sono pochi vasi, per cui l'insulina non va in circolo come dovrebbe e risulta perciò meno efficace proprio perché le occorre più tempo per distribuirsi. Per evitare tutto ciò è bene fare le iniezioni ad almeno un dito di distanza una dall’altra e non ripetere l’iniezione nello stesso posto prima di un mese.
 
I RISCHI DELLA MANCATA ROTAZIONE
La lipodistrofia si associa a un peggiore controllo della glicemia ma anche a un aumento della variabilità del glucosio nel sangue e del rischio di ipoglicemie. Senza contare che spesso molti, vedendo come dopo l'iniezione la glicemia resti alta lo stesso, incrementano in autonomia i dosaggi senza che ce ne sia bisogno, spendendo di più per il farmaco e soprattutto rischiando un'altalena glicemica dovuta al cattivo assorbimento. Mai, quindi, fare l’iniezione in una zona con lipodistrofia.
 
UN CHECK DAL MEDICO UNA VOLTA L'ANNO
Almeno una volta l’anno bisogna sottoporsi a una visita di controllo dal medico per controllare i punti dove viene fatta l’iniezione e verificare che non ci siano lipodistrofie. Se queste sono presenti, è consigliabile che vengano segnalate (e magari circoscritte con un pennarello adatto alla pelle per renderle ben visibili), così che non siano utilizzate come sito di iniezione dell’ormone.
 
NEI BAMBINI
Le regole sono le stesse, ma ovviamente serve qualche attenzione in più: fare l’iniezione sollevando una plica cutanea è ancora più raccomandato, perché bambini e ragazzi sono più a rischio di iniezioni intramuscolari accidentali essendo mediamente inferiore la distanza fra pelle e muscolo.
 
NON GETTARE GLI AGHI NELLA PATTUMIERA
I dati raccolti nello studio pubblicato sui Mayo Clinic Proceedings parlano chiaro:
- il 48% butta le siringhe nella pattumiera semplicemente rimettendo il cappuccio,
- il 23% le mette in recipienti improvvisati come bottiglie di plastica vuote, solo uno su cinque utilizza contenitori appositi. Tuttavia aghi e siringhe costituiscono un rischio, sarebbe perciò opportuno avere a casa un raccoglitore adeguato da smaltire poi in maniera corretta, portandolo in farmacia.
 
NO AL RIUTILIZZO
Il 56 % di chi utilizza le penne e il 39% di chi usa le siringhe non le getta dopo un primo impiego: la maggioranza lo fa per comodità o per risparmiare e c’è un 30 % che usa lo stesso ago per sei o più iniezioni. Gli esperti però sottolineano che si tratta di una cattiva abitudine, perché anche il riutilizzo degli aghi può favorire la lipodistrofia ma soprattutto perché l’ago non è più sterile dopo il primo uso; inoltre, nelle penne in cui resta l’ago può entrare aria o fuoriuscire farmaco, modificando l’accuratezza dei dosaggi successivi.
 
CONSERVARE BENE L'INSULINA
Tanti pazienti non si attengono alle giuste regole per la conservazione dell’insulina, che variano da prodotto a prodotto ma devono essere scrupolosamente seguite. Altrettanto importante assicurarsi che l’ormone sia sciolto bene nella soluzione che ci si inietta: il 65 % dei pazienti ammette di aver usato sospensioni di insulina “lattiginose”, ma se l’ormone non è correttamente risospeso nel liquido l’assorbimento può cambiare e la risposta clinica essere imprevedibile. È bene quindi controllare ogni volta, muovendo la penna per risospendere l’insulina se l’aspetto è lattiginoso (ma senza scuotere forte altrimenti si possono formare bolle d’aria che possono alterare i dosaggi).
 
RICORDARSI LE INIEZIONI
Il 45% dei diabetici salta spesso una “dose” di insulina. La maggior parte delle volte capita per semplice dimenticanza, ma è importante attenersi allo schema terapeutico e fare le iniezioni quanto e quando serve per non rischiare un’alta variabilità glicemica e pericolose ipo- o iperglicemie. PARLARE DI DISAGI E PAURE Aver paura degli aghi o di sentire male è normale, perciò gli esperti sottolineano l’importanza di un sostegno adeguato da parte dei diabetologi soprattutto nelle fasi di avvio della terapia con insulina: non bisogna vergognarsi a esprimere i propri dubbi, chiedendo aiuto e consigli in modo da minimizzare disagi e dolore.