Tratto da http://www.adnkronos.com
Infuria la polemica sulla trasmissione di Report dedicata al vaccino contro il Papilloma virus, in cui si parlava degli effetti avversi a questo tipo di vaccinazione contro il tumore al collo dell’utero. Ma cos'è l'HPV? Come si prende questa infezione? Come si cura? E perché è utile vaccinarsi?
Il Papillomavirus umano è un virus molto comune, tanto che, secondo una stima, il 75% degli individui viene infettato nel corso della vita. Si trasmette soprattutto attraverso i rapporti sessuali, ma per contrarre l’infezione può bastare un semplice contatto nell’area genitale. In natura - si legge sul sito del ministero della Salute - ne esistono oltre 120 tipi diversi, in grado di aggredire la parete del collo dell’utero e produrre differenti tipi di alterazioni: alcuni sono responsabili di lesioni benigne (ad esempio i condilomi), altri producono, invece, lesioni in grado di evolvere in cancro. Circa il 70% di tutte le lesioni pretumorali sono attribuibili a due tipi di papillomavirus (il 16 e il 18), mentre quasi il 90% dei condilomi è causato dai tipi 6 e 11. Non tutte le infezioni da HPV producono lesioni che poi possono evolvere in cancro. Anzi, la maggior parte di esse (circa l’80%) è temporanea e regredisce spontaneamente. Soltanto quelle che diventano croniche (una minoranza) possono trasformarsi nell’arco di 7-15 anni in una lesione tumorale.
Il carcinoma della cervice uterina è il secondo tumore più diffuso nelle donne. Colpisce ogni anno circa 3.500 donne e causa 1.000 decessi in Italia. Negli ultimi venti anni la mortalità per questo tumore si è ridotta drasticamente, soprattutto grazie alla diagnosi precoce realizzata attraverso i programmi di screening (Pap-test). A fianco dello screening, la vaccinazione anti HPV può efficacemente contribuire a ridurre l’impatto del cancro del collo dell’utero, che rappresenta la prima forma tumorale riconosciuta come totalmente riconducibile a un’infezione: quella da Papillomavirus umano.
PERCHÉ VACCINARSI
Il fatto che il cancro del collo dell’utero sia di origine infettiva consente di adottare contro questa malattia una strategia sconosciuta per le altre forme di tumore.
Attraverso la vaccinazione contro l'HPV è infatti possibile interrompere all’origine la catena che dall’infezione porta al cancro. Se grazie al vaccino l’organismo è in grado di contrastare l’infezione da Papillomavirus, allora non si potranno verificare i cambiamenti delle cellule del collo dell’utero, che portano allo sviluppo del tumore.
I VACCINI CONTRO IL PAPILLOMAVIRUS
Oggi sono disponibili due vaccini contro il papillomavirus:
1.vaccino bivalente - protegge contro i tipi 16 e 18 (i tipi di virus in grado di causare le lesioni pretumorali)
2.vaccino quadrivalente - offre una protezione anche contro i tipi 6 e 11 (quelli che causano il maggior numero di condilomi).
Entrambi i vaccini hanno un'efficacia elevata, se somministrati prima che la persona sia stata contagiata con il virus HPV, che si acquisisce, di norma, subito dopo l’inizio dell’attività sessuale. Inoltre inducono una migliore risposta immunitaria nelle persone più giovani. La campagna di vaccinazione contro l'HPV è indirizzata agli adolescenti di entrambi i sessi, preferibilmente intorno agli 11 e i 12 anni di età. La vaccinazione in questa classe di età consente di prevenire, nella quasi totalità dei casi, l’insorgenza di un’infezione persistente dei due ceppi virali, che più frequentemente provocano il tumore della cervice uterina. Ambedue i vaccini sembrano presentare un certo grado di protezione verso altri ceppi di HPV.