Smettere di fumare è un investimento per la prevenzione del tumore alla vescica. Il rischio di sviluppare questa neoplasia, infatti, si riduce chiudendo definitivamente con le sigarette: dopo circa 15 anni le probabilità di ammalarsi sono circa pari a quelle dei non fumatori.
Lo dice l’Aiom, l’Associazione italiana di Oncologia Medica che ha lanciato una campagna di sensibilizzazione per la prevenzione del tumore alla vescica.
Le sigarette non danneggiano, come immediatamente si può pensare, solo l’apparato respiratorio ma anche altri distretti dell’organismo. Il fumo di tabacco incrementa il rischio di sviluppare tumori della vescica, del distretto testa-collo e del pancreas. Favorisce anche l’insorgenza di altri tumori come quello a seno, prostata e colon-retto.
(Per approfondire leggi qui: Cancro, mille casi di tumore al giorno. Donne più colpite degli uomini)
Quest’anno il tumore vescicale colpirà 26.600 italiani, di cui 5.200 donne. In 7 casi su 10, dice ancora l’associazione, i tumori restano superficiali e sono dunque caratterizzati da una prognosi più favorevole. Gli altri invece arrivano a interessare l’interno della parete vescicale e sono più aggressivi. Il tasso di sopravvivenza a cinque anni per questa forma di cancro è del 78%, un valore maggiore della media europea.
Per favorire l’adozione di stili di vita corretti per abbassare il rischio di sviluppare questa neoplasia l’Aiom ha ideato l’iniziativa “Non avere TUTimore, campagna di sensibilizzazione sul Tumore Uroteliale”. Il tumore uroteliale rappresenta infatti il 90% di questi tumori (l’urotelio è il tessuto che riveste internamente la vescica).
Ma quali sono i fattori di rischio associati agli stili di vita per il tumore alla vescica?
«Come detto il principale è il fumo di sigaretta che aumenta di 4-5 volte il rischio di sviluppare tale neoplasia, più per gli uomini che per le donne. Il rischio aumenta anche in funzione dell’intensità e della durata dell’esposizione al fumo di sigaretta», spiega il dottor Rodolfo Hurle, urologo dell’ospedale Humanitas.
«Come documentato pochi mesi fa dall’Istituto per la Ricerca sul cancro (Iarc), l’associazione con l’assunzione di caffè è debole. Il consumo di caffè non rappresenta un elemento di preoccupazione per l’insorgenza di tumore alla vescica».
(Per approfondire leggi qui: Caffè, per l’Oms nessun rischio di tumore alla vescica)
Una quota rilevante di questo tipo di tumori è invece correlato all’esposizione a sostanze chimiche sul posto di lavoro: a partire dalla fine del XIX secolo – si legge nei Numeri sul Cancro in Italia 2016 – è evidente l’aumento di incidenza del tumore uroteliale tra particolari categorie di lavoratori. Quali sono queste sostanze cancerogene? «Sostanze come le ammine-aromatiche nel settore tessile, gli antiossidanti-beta nella manifattura e le naftilammine per i lavoratori della gomma», risponde in conclusione lo specialista.