(Per approfondire leggi qui: Sugli sci, attenti a mani e polsi!)
«Non esiste al mondo una macchina in grado di funzionare così a lungo senza manutenzione come le mani. È difficile trovarne una che sappia svolgere azioni di precisione ma anche più “pesanti” come sanno fare le mani», spiega lo specialista. Ma proprio per i continui movimenti e per lo stress a cui vengono sottoposte, anche le mani possono “ammalarsi”: «Le patologie degenerative arrivano quando la capacità di autoriparazione viene superata dagli effetti dell’usura», aggiunge il dottor Lazzerini.
Quali sono i sintomi di questi disturbi alle mani?
«Chi lavora a lungo con il Pc può sentire dolore, spia di patologie da sovraccarico tendineo. La soluzione può essere semplicemente abbassare la sedia e cambiare la posizione del polso».
E il formicolio invece? «Nella maggior parte dei casi, soprattutto se alle prime tre dita, potrebbe trattarsi di sindrome del tunnel carpale, forse la patologia più frequente delle mani che interessa anche pazienti giovani. Ma è necessario cercare ulteriori segni specifici che confermino la diagnosi. Se il formicolio diventa cronico e se l’elettromiografia è positiva, meglio considerare un approccio di tipo chirurgico».
(Per approfondire leggi qui: Come riconoscere la sindrome del tunnel carpale dai sintomi)
L’artosi può colpire le mani anche da giovani
Anche l’artrosi può interessare pazienti in giovane età, «particolarmente esposta è l’articolazione alla base del pollice che lavora molto e che tende a consumarsi prima», continua l’esperto.
E il semplice dito a scatto? «Si tratta di un disturbo molto frequente ma altrettanto lieve. È causato dall’infiammazione di un tendine che scorre in un canale che diventa stretto. Spesso il dito si blocca spontaneamente in flessione e fa uno scatto se forzato a muoversi».
Le mani rivelano infine anche lo stato emotivo della persona, ad esempio attraverso la sudorazione: «Se eccessiva, la sudorazione delle mani è sintomo di patologie nervose. Ma si tratta di un disturbo facilmente gestibile con farmaci e piccoli interventi chirurgici», conclude il dottor Lazzerini.