L'uso scorretto di smartphone e tablet può provocare problemi fisici di postura ma anche danni psicologici, dice al New York Times un'esperta. Ci si può comunque difendere con saggezza e facili esercizi.
Gli smartphone stanno rovinando la nostra postura e possono provocare un banale torcicollo ma anche seri problemi psicologici. Facciamoci caso, dice l'esperta: per leggere cosa appare sul display dello smartphone o del tablet pieghiamo il collo in avanti di 60 gradi. Il che significa che la nostra testa – che di norma pesa circa 5 chili – con l'inclinazione diventa un fardello di 27 chili per il nostro povero collo! Certo, succedeva anche prima dell'era digitale, ma il fenomeno era per lo più limitato agli sgobboni e ai topi di biblioteca.
Adesso, sostiene la professoressa Cuddy, il pericolo è generalizzato e i dispositivi digitali sono ormai nelle mani di bambini sempre più piccoli. E poi non è in agguato soltanto la gobba, perché trascorrere molte ore al giorno con il collo inclinato in modo innaturale causa apatia e depressione. Nel suo intervento sul NYT la psicologa sociale cita molti studi in proposito portati avanti da ricercatori in Giappone, Nuova Zelanda e Brasile.
L'articolo di Amy Cuddy non è dunque una novità in assoluto, perché di pericoli di postura causati dall'uso scorretto di tecnologie digitali si parla fin da quando sono apparsi tastiera e mouse. Finora però nessuno aveva mai messo in relazione l'ingobbimento con stress, apatia e scarsa produttività. Già, perché si ritiene invece che i dispositivi digitali facciano lavorare più e meglio. Dura da digerire, vero?
Difendersi è comunque possibile e le istruzioni le dà la stessa professoressa Cuddy: alzare lo smartphone all'altezza degli occhi, fare stretching e provare a massaggiare i muscoli tra le scapole e lungo i lati del collo. E semmai spegnere ogni tanto l'aggeggio, aggiungiamo noi con un pizzico di banale saggezza.